Selenomethionine Mitigates Cognitive Decline by Targeting Both Tau Hyperphosphorylation and Autophagic Clearance in an Alzheimer’s Disease Mouse Model
Zhang ZH et al. Roberto Ciccocioppo & Giovanni Biggio
J Neurosci. 2017 Mar 1;37(9):2449-2462
L’approccio nutraceutico alla prevenzione o al trattamento delle patologie caratterizzate da deficit cognitivo è in fase di grossa evoluzione. Dalle iniziali strategie di impiego del nutraceutico, spesso basate su informazioni aneddotiche o su ipotesi scarsamente sperimentate, si sta rapidamente passando ad un loro utilizzo guidato da solide basi scientifiche. Recentemente sulla prestigiosa rivista scientifica “The Journal of Neuroscience” un gruppo di ricercatori dell’Università cinese di Shenzhen e dell’Università americana di Honolulu ha dimostrato l’efficacia protettiva del selenio nei confronti dei processi neurodegenerativi in un modello di laboratorio per lo studio dell’Alzheimer. I ricercatori hanno studiato l’evoluzione della patologia di Alzheimer nel topo triplo transgenico (3xTg-AD) il quale con l’invecchiamento sviluppa spontaneamente la malattia mimando il disturbo umano. Utilizzando seleniometionina (Se-Met), la principale forma bio-attiva del selenio (Se), un elemento essenziale dotato di notevolissime proprietà anti-ossidanti, essi hanno dimostrato che l’aggiunta di una sua sufficiente quantità nell’alimentazione riduce in maniera molto significativa sia i livelli di proteina Tau totale che la sua iperfosforilazione. La iperfosforilazione della proteina Tau e la sua conseguente deposizione a livello intracellulare è uno dei meccanismi principali alla base dei processi neurodegenerativi dell’Alzheimer. Di fatto queste alterazioni nella funzione della Tau sembrano precedere i danni riconducibili alla ß-amiloide di cui regolano anche la deposizione a livello della matrice extracellulare. Nei topi che, nell’acqua da bere, hanno ricevuto Se-Met per 12 settimane è stato osservato un miglioramento globale della funzione mitocondriale, una migliorata capacità autofagica e di smaltimento della proteina Tau intracellulare e soprattutto un rallentamento del declino cognitivo che in questi animali si manifesta spontaneamente dopo le 8 settimane di età. Il lavoro dei ricercatori è andato oltre, e attraverso una serie di eleganti test biochimici e molecolari, hanno dimostrato che l’azione della Se-Met è mediata da due meccanismi principali: da un lato la riduzione dell’iperfosforilazione della proteina Tau per azione sul complesso Akt/glicogeno sintetasi chinasi-3 e sulla proteina fosfatasi 2A e dall’altro il miglioramento del processo autofagico nei confronti della Tau tramite modulazione del sistema della proteina chinasi mTOR (mammalian target of rapamycin; bersaglio della rapamicina nei mammiferi). L’importanza della proteina Tau nell’innescare patologie neuroinfiammatorie e degenerative è tale da aver indotto l’introduzione del termine “tautopatia” per indicare una serie di patologie fra cui il disturbo di Alzheimer. La capacita della Se-Met di attenuare la deposizione di questa proteina e di favorirne l’eliminazione rappresenta una novità significativa nel panorama dei nuove strategie terapeutiche per il trattamento del declino cognitive associato a neurodegenerazione.